Domenica 14 dicembre a Giarre, presso l’Associazione Centro Fiore di Loto, si è tenuta una conferenza dal titolo La via del sacro nel simbolismo astrologico. Interpretazione della Carta Natale di Sri Aurobindo.
L’incontro, che è stato curato dalla prof.ssa Pia Vacante, socia CIDA (Centro Italiano Discipline Astrologiche), si è articolato in tre fasi:
– esposizione generale sulle origini e sulla struttura filosofica della disciplina astrologica;
– applicazione dei principi astrologici nella pratica, attraverso l’interpretazione della Carta Natale di Sri Aurobindo;
– dibattito finale, che ha registrato una intensa partecipazione del pubblico, con ricche osservazioni, riflessioni e domande.
Il passaggio tra una fase e l’altra è stato arricchito da intermezzi musicali tratti dai 44 duetti di Béla Bartok, eseguiti dal duo violino e viola Marco Scandurra e Ludovica Filippello, entrambi allievi del conservatorio musicale Vincenzo Bellini di Catania.
Durante la prima parte dell’incontro la relatrice ha focalizzato l’attenzione sulle origini dell’astrologia in Grecia, risalenti alla scuola pitagorica, la cui matematica sacra riunisce in un unico corpo dottrinale la visione aritmo-geometrica del cosmo (termine che deriva dal greco kosmos, ordine) e la sua interpretazione simbolica, che affonda le radici nella visione mitica dell’Olimpo e dei suoi dèi.
La mitologia altri non è che una forma arcaica di psicologia: studio dell’anima e delle sue molteplici parti concupiscibili e razionali, rappresentate attraverso la creazione del pantheon olimpico.
Quindi, nella matematica sacra, i pitagorici esprimevano valenze che poi nel corso del tempo si sono scisse: all’inizio l’astrologia e l’astronomia erano sorelle, poi la specializzazione dei saperi ha provocato la separazione delle due discipline.
Così i pitagorici, come si può leggere nei testi originali, inscrivevano nel cerchio poligoni regolari e irregolari e, partendo dalla premessa che gli dèi si raffigurano con linee circolari, rette o miste, e di conseguenza anche con intere figure geometriche, dedicavano queste ultime e i loro angoli a singoli divinità, secondo i caratteri peculiari di ciascuna di esse.
Nelle antiche iniziazioni misteriche l’iniziando veniva posto di fronte al proprio modello di vita dall’iniziatore, l’equivalente di ciò che oggi chiamiamo Carta Natale.
La Carta Natale è da immaginare come la nostra mappa personale nel viaggio esistenziale, è quello che gli antichi greci chiamavano daimon, “il genio personale assegnato a sorte”, è uno studio del carattere e delle connessioni armoniche o disarmoniche della personalità, oltreché ovviamente un valido strumento previsionale.
La seconda parte dell’incontro è stata eminentemente pratica, per permettere agli ospiti presenti di verificare l’applicazione dei principi a cui si era fatto riferimento nella parte teorica.
Lo studio presentato verteva sulla ricorrenza di determinate configurazioni astrologiche nelle Carte Natali di uomini considerati dal collettivo maestri di saggezza – dato non teorico, bensì evinto da casistiche relative a precise tipologie di personaggi.
La Carta Natale esaminata è quella di Sri Aurobindo, rivoluzionario, filosofo e mistico indiano del secolo scorso, nato il15 agosto 1872 h 5.00 a Calcutta, in India. Personaggio di notevole spessore intellettuale, egli nella prima parte della vita vive intensamente la lotta politica estrema per strappare l’India dalle mani degli inglesi. In particolare in Bengala vi partecipa attivamente, stilando un programma che possa preparare e sostenere la rivolta armata. Dopo due episodi di arresto da parte del governo inglese per cospirazione e dopo aver trascorso un anno in carcere, da dove esce trasformato interiormente, Sri Aurobindo, avvisato di un altro imminente arresto, si trasferisce a Pondichery, nell’India francese, dove trascorrerà il resto della vita.
Il 24 novembre del 1926 Sri Aurobindo si ritira nella sua stanza, da dove non uscirà fino alla morte, avvenuta il 5 dicembre del 1950.
La sua filosofia, esempio massimo di sintesi tra la produzione filosofica occidentale ed orientale, è protesa alla ricerca di una sintesi tra lo Spirito e la materia. La sua soluzione riecheggia la filosofia dei Veda, gli insegnamenti dei saggi, che vedono il mondo fenomenico non come l’inferno da evitare per raggiungere stati paradisiaci, ma come il luogo dove accade “l’avventura della Coscienza” e in cui la Coscienza Divina immanente alla materia ne permette la trasfigurazione.
Vedere tutto questo tradotto nel linguaggio astrologico attraverso l’interpretazione della sua Carta ha permesso di mostrare come funziona la suddetta disciplina.
La terza parte dell’incontro ha riguardato lo scambio di opinioni col pubblico: si è trattato di un momento appassionato e denso di riflessioni, anche critiche. La partecipazione del pubblico all’evento ha creato un’atmosfera molto interessante, perché toccava tra le altre cose uno dei temi più dibattuti della storia del pensiero filosofico e, nella fattispecie, astrologico: la dialettica fato-libero arbitrio.
A conclusione dell’incontro la nostra usuale tisana.